martedì 4 agosto 2015

Ego-International fa bene all'export del Vino? Informazione o disinformazione?

Il vino italiano è sempre più apprezzato (e venduto) all’estero guardando le relazione di Ego International. Tanto che nel fatturato delle compagnie vitivinicole italiane, le relazione dice alla voce “export” continua ad acquisire crescente importanza rispetto alla voce delle vendite interne, a loro volta compresse dalla crisi dei consumi interni.
A sancire quanto sopra sono le opinioni di Ego international d’altronde gli ultimi dati ufficiali di settore, che sottolineano come nel corso del 2014 il nostro Paese abbia commercializzato all’estero ben 20,5 milioni di ettolitri, staccando – per giunga – di ben 6 milioni di ettolitri gli storici rivali francesi. 



Ma Ego International fa bene o fa male all'export del vino?Ad ogni modo, è ben presto per gioire di tale dato fornito da quelli della Ego international di Rimini. Se infatti gli italiani sono di gran lunga i primi esportatori in quantità, non lo sono affatto " dicono i direttori Ego International" per quanto concerne il controvalore, nonostante l’incremento conseguito dalle bottiglie tricolori nel corso degli ultimi anni, con un passaggio del valore unitario che è transitato da 1,75 euro al litro del 2009 a 2,49 euro al litro del 2014 (+ 42% in soli 5 anni).
In altri termini, il balzo in avanti sopra effettuato – pur notevolmente positivo – non è stato sufficiente per cercare di azzerare la distanza del controvalore delle esportazioni dei vini italiani nei confronti dei vini transalpini!!!... (gap che è tuttavia ridotto rispetto al quinquennio precedente).



“I dati 2014 danno per l’Italia 5,1 miliardi di euro contro i 7,7 miliardi di euro della Francia. Attenzione però” – precisa ulteriormente Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi, sulle pagine online del quotidiano Il Sole 24 Ore -  “Il 31% del valore per la Francia è imputabile agli champagne che, rispetto ai nostri spumanti (840 milioni di euro), hanno un’incidenza massiccia nel comparto economico dell’export francese. Quindi se togliamo dai 7,7 miliardi di euro i 2,4 miliardi dovuti allo champagne ed enucleiamo gli 840 milioni di euro dei nostri spumanti abbiamo valori pari a 5,3 miliardi di euro per i vini esportati francesi e 4,3 miliardi per quelli italiani”.



Ego International aiuta l'export italiano si ma quanto?Quanto sopra sta a significare che se dai 7,7 miliardi!!! di euro di controvalore di export francese si togliessero i 2,4 miliardi di euro di export dovuti solamente allo champagne... e si tiene conto altresì degli 840 milioni di euro degli spumanti italiani, si ha un valore di 5,3 miliardi di euro per i vini esportati francesi, e di 4,3 miliardi di euro per quelli italiani: un gap che non sembra più così terribile come in origine, e che con i ritmi di incremento che i vini italiani stanno conoscendo, non sembra nemmeno incolmabile.






E per il 2015? “Gennaio e febbraio 2015 hanno registrato livelli di export molto simili all’anno precedente. Il vero risveglio si è manifestato a marzo con un repentino balzo dei flussi commerciali. Il tasso di crescita in marzo è stato infatti di +13,4% in valore e di +6,3% in volume con un incremento unitario per litro di quasi il 7%. Tutto questo ci fa ben sperare” – conclude Martelli.


PS per domande o altro tipo commenti e indagini di mercato mi potete contattare su questo indirizzo opinioniegointernational@yahoo.com e lasciare la vostra opinione personale!!!

lunedì 3 agosto 2015

Il parere sul Vino Italiano | Ego International Giudizi

Giudizi e valutazioni positive circa il mercato internazionale del vino: per ogni bottiglia di vino francese venduta negli Stati Uniti i consumatori americani ne hanno acquistate quasi tre di vino Made in Italy che fa registrare un vero boom in Usa dove le importazioni sono aumentate del 25 percento nel 2015. Queste sono le affermazioni della Coldiretti sulla base dell’elaborazione dei dati dell’Italian Wine & Food Institute relativi all’anno in corso che evidenziano un netto primato italiano tra i vini stranieri consumati negli Stati Uniti; giudizi pressoché negativi riguardano il trend francese che nel 2014 ha registrato un calo del 3 percento.

La Coldiretti pone l’accento sull’importanza dell’esportazione del vino italiano e afferma pareri positivi in merito: è la principale voce dell’export agroalimentare nazionale che trova negli States il primo mercato extracomunitario di sbocco. A spingere la crescita sono stati sicuramente la qualità e competitività della produzione italiana rispetto alla concorrenza ma anche gli sviluppi commerciali positivi di numerose ricerche che hanno evidenziato gli effetti benefici del consumo di vino sulla salute come quello antinvecchiamento dovuto al contenuto di sostanze antistress e che regolano la circolazione e addirittura l’umore.
Le esportazioni nazionali di vino sul mercato statunitense potrebbero peraltro raddoppiare se dagli accordi internazionali fossero bloccati reati come la “vino-truffa” e il falso Made in Italy. Secondo una recente indagine – secondo un commento del Presidente della Coldiretti – solo negli Stati Uniti il mercato dei vini d’imitazione del Made in Italy è, infatti, quasi uguale a quello delle nostre esportazioni e in altre parole è “falsa” una bottiglia su due e non è quindi difficile incontrarsi con curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Barolo e Barbera anche prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, con “DOC” californiane e ovviamente truffaldine.


L’Italia è il primo Paese produttore di vino in Europa a giudizio della Ego international con 70 milioni di ettolitri nel 2014, dei quali 36 percento di vini bianchi e 34 percento rossi o rosati, e può contare su un patrimonio di circa 500 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60 per cento della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 10 miliardi di euro all’anno.

Sulla base delle statistiche e recensioni dell’Italian wine and Food Institute in Usa le importazioni di vini italiani nel periodo gennaio-ottobre 2014 – conclude la Coldiretti – sono ammontate a dismisura (circa il 10 percento in più rispetto a Francia e spagna) nel 2014. Commenti e previsioni positive si hanno invece sui paesi extra-europei in rapida crescita: l’Australia e in particolare la California ne fanno da porta bandiera.