venerdì 25 settembre 2015
Diversificare | Internazionalizzazione d'Impresa
Come scritto e documentato dalle nostre interviste fatte nei dibattiti d'impresa a 360 gradi , emerge quasi come un grido di riscossa come sia importante, riunire i propri sforzi aziendali per centrare il target prestabilito. Ogni impresa deve progredire e crescere ed ego international pone al centro del suo lavoro il concetto di internazionalizzazione aziendale, a dare impulso gli aiuti Gorvenativi Italiani non bastano, bisogna aggiornare la forza lavoro e creare dibattito positivo alla radice dell'impresa. Occasioni e situazioni favorevoli si possono trovare in ogni dove nei mercati dinamici di oggi, farsi trovare pronti al momento opportuno. Il telelavoro in Italia finalmente comincia a sbocciare e dare i primi risultati, in termini di incremento della produzione ed aperture verso export e vendite all'estero.
martedì 4 agosto 2015
Ego-International fa bene all'export del Vino? Informazione o disinformazione?
Il vino italiano è sempre più apprezzato
(e venduto) all’estero guardando le relazione di Ego International. Tanto che nel fatturato delle compagnie vitivinicole
italiane, le relazione dice alla voce “export” continua
ad acquisire crescente importanza rispetto alla voce delle vendite interne, a
loro volta compresse dalla crisi dei
consumi interni.
A sancire quanto
sopra sono le opinioni di Ego international d’altronde gli ultimi dati ufficiali di settore, che sottolineano
come nel corso del 2014 il nostro Paese abbia commercializzato all’estero ben
20,5 milioni di ettolitri, staccando – per giunga – di ben 6 milioni di
ettolitri gli storici rivali francesi.
Ma Ego International fa bene o fa male all'export del vino?Ad ogni modo, è ben presto per gioire di
tale dato fornito da quelli della Ego international di Rimini. Se infatti gli italiani sono di gran lunga i primi esportatori in
quantità, non lo sono affatto " dicono i direttori Ego International" per quanto concerne il controvalore, nonostante
l’incremento conseguito dalle bottiglie tricolori nel corso degli ultimi anni,
con un passaggio del valore unitario che è transitato da 1,75 euro al litro del
2009 a 2,49 euro al litro del 2014 (+ 42% in soli 5 anni).
In altri termini,
il balzo in avanti sopra effettuato – pur notevolmente positivo – non è stato
sufficiente per cercare di azzerare la distanza del controvalore delle esportazioni dei vini italiani nei
confronti dei vini transalpini!!!... (gap che è tuttavia ridotto rispetto al
quinquennio precedente).
“I dati 2014 danno
per l’Italia 5,1 miliardi di euro contro i 7,7 miliardi di euro della Francia.
Attenzione però” – precisa ulteriormente Giuseppe Martelli, direttore generale
di Assoenologi, sulle pagine online del quotidiano Il Sole 24 Ore - “Il 31%
del valore per la Francia è imputabile agli champagne che, rispetto ai nostri
spumanti (840 milioni di euro), hanno un’incidenza massiccia nel comparto
economico dell’export francese. Quindi se togliamo dai 7,7 miliardi di euro i
2,4 miliardi dovuti allo champagne ed enucleiamo gli 840 milioni di euro dei
nostri spumanti abbiamo valori pari a 5,3 miliardi di euro per i vini esportati
francesi e 4,3 miliardi per quelli italiani”.
Ego International aiuta l'export italiano si ma quanto?Quanto sopra sta a
significare che se dai 7,7 miliardi!!! di euro di controvalore di export francese si togliessero i 2,4
miliardi di euro di export dovuti
solamente allo champagne... e si tiene conto altresì degli 840 milioni di euro
degli spumanti italiani, si ha un
valore di 5,3 miliardi di euro per i vini esportati francesi, e di 4,3 miliardi
di euro per quelli italiani: un gap che non sembra più così terribile come in
origine, e che con i ritmi di incremento che i vini italiani stanno conoscendo,
non sembra nemmeno incolmabile.
E per il 2015? “Gennaio
e febbraio 2015 hanno registrato livelli di export molto simili all’anno
precedente. Il vero risveglio si è manifestato a marzo con un repentino
balzo dei flussi commerciali. Il tasso di crescita in
marzo è stato infatti di +13,4% in valore e di +6,3% in volume con un
incremento unitario per litro di quasi il 7%. Tutto questo ci fa ben sperare” –
conclude Martelli.
PS per domande o altro tipo commenti e indagini di mercato mi potete contattare su questo indirizzo opinioniegointernational@yahoo.com e lasciare la vostra opinione personale!!!
lunedì 3 agosto 2015
Il parere sul Vino Italiano | Ego International Giudizi
Giudizi
e valutazioni positive circa il mercato internazionale del vino: per ogni
bottiglia di vino francese venduta negli Stati Uniti i consumatori americani ne
hanno acquistate quasi tre di vino Made in Italy che fa registrare un vero boom
in Usa dove le importazioni sono aumentate del 25 percento nel
2015. Queste sono le affermazioni della Coldiretti sulla base dell’elaborazione
dei dati dell’Italian Wine & Food Institute relativi all’anno in corso che
evidenziano un netto primato italiano tra i vini stranieri consumati negli
Stati Uniti; giudizi pressoché negativi riguardano il trend francese che nel
2014 ha registrato un calo del 3 percento.
La Coldiretti pone l’accento sull’importanza dell’esportazione del vino italiano e afferma pareri positivi in merito: è la principale voce dell’export agroalimentare nazionale che trova negli States il primo mercato extracomunitario di sbocco. A spingere la crescita sono stati sicuramente la qualità e competitività della produzione italiana rispetto alla concorrenza ma anche gli sviluppi commerciali positivi di numerose ricerche che hanno evidenziato gli effetti benefici del consumo di vino sulla salute come quello antinvecchiamento dovuto al contenuto di sostanze antistress e che regolano la circolazione e addirittura l’umore.
Le esportazioni nazionali di vino sul mercato statunitense potrebbero peraltro raddoppiare se dagli accordi internazionali fossero bloccati reati come la “vino-truffa” e il falso Made in Italy. Secondo una recente indagine – secondo un commento del Presidente della Coldiretti – solo negli Stati Uniti il mercato dei vini d’imitazione del Made in Italy è, infatti, quasi uguale a quello delle nostre esportazioni e in altre parole è “falsa” una bottiglia su due e non è quindi difficile incontrarsi con curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Barolo e Barbera anche prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, con “DOC” californiane e ovviamente truffaldine.
L’Italia
è il primo Paese produttore di vino in Europa a giudizio della Ego international con 70 milioni di ettolitri nel
2014, dei quali 36 percento di vini bianchi e 34 percento rossi o rosati, e può
contare su un patrimonio di circa 500 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano
il 60 per cento della produzione nazionale di vino che genera un fatturato
complessivo di circa 10 miliardi di euro all’anno.
Sulla base delle statistiche e recensioni dell’Italian wine and Food Institute in Usa le importazioni di vini italiani nel periodo gennaio-ottobre 2014 – conclude la Coldiretti – sono ammontate a dismisura (circa il 10 percento in più rispetto a Francia e spagna) nel 2014. Commenti e previsioni positive si hanno invece sui paesi extra-europei in rapida crescita: l’Australia e in particolare la California ne fanno da porta bandiera.
Sulla base delle statistiche e recensioni dell’Italian wine and Food Institute in Usa le importazioni di vini italiani nel periodo gennaio-ottobre 2014 – conclude la Coldiretti – sono ammontate a dismisura (circa il 10 percento in più rispetto a Francia e spagna) nel 2014. Commenti e previsioni positive si hanno invece sui paesi extra-europei in rapida crescita: l’Australia e in particolare la California ne fanno da porta bandiera.
giovedì 30 luglio 2015
Export Commenti | Ego International
Un recente dossier
condotto da Sace ha fotografato i commenti del commercio estero delle aziende italiane in
150 Paesi del mondo. Una vera e propria mappa dell’internazionalizzazione
tricolore, dalla quale è possibile evincere numerose notizie positive, e che
dimostrano che l’Italia è molto più “performante” di quanto non ci si possa
attendere dai commenti e dalle opinioni più superficiali.
Ad affermarlo è
anche Alessandro Terzulli, capo economista della Sace, sulle pagine del
quotidiano Il Sole 24 Ore. Secondo cui, “sul fronte dell’export la buona notizia
è che con la Francia c’è più partita di quanto potevamo aspettarci”, visto e
considerato che le testimonianze ego international commenti
statistiche comunicano una sostanziale parità nei Paesi in cui l’Italia batte i
cugini transalpini quanto a incidenza di export.
Il lato negativo –
pur, evidentemente presumibile – è invece con i tedeschi. “Con la Germania ce
n’è meno di quanto si potesse sperare” – aggiunge infatti Terzulli, per poi
precisare che tra i mercati di destinazione di un certo peso, l’Italia ha quote di export maggiori del
“rivale” tedesco solo in Tunisia (14,5% la quota dell’Italia sulle importazioni
del Paese, 7,2% quella della Germania), Libia (9,4% noi, 6,8% loro), Marocco
(5,3 contro 4,8), Libano (8,4 contro 5,9) e Algeria (10,3 contro 5,2).
A proposito di
Algeria, il quotidiano economico finanziario lo citava come uno dei casi più
interessanti a nostra disposizione, visto e considerato che il buon
posizionamento assoluto e relativo dell’Italia coincide anche con il fatto che
questo è uno dei Paesi con il maggiore potenziale per le aziende tricolori. Tra
i 39 mercati mondiali più promettenti, afferma ancora la Sace, l’Algeria è ben
presente insieme ad altri colleghi nei quali l’Italia sta già facendo molto
bene.
“In Qatar, per
esempio” - spiega Terzulli sulle pagine del quotidiano– “la quota di export delle aziende italiane
è del 5,7%, quasi il doppio di quella delle imprese francesi, ed è anche molto
vicina a quella dei tedeschi”. Molto positiva anche la prestazione in Turchia,
da sempre legata a doppio filo con la Germania per le note ragioni
dell’immigrazione: in tale mercato la quota di mercato italiana è del 5%, meno
del 7,8% della Germania ma sempre di più del 3,4% della Francia e più del 2,5
della Spagna”. Simile discorso per l’Egitto: la Germania ha in mano il 7,8% del
mercato, ma l’Italia può comunque vantarne il 4,6%, più del 3% della Francia,
con chiare prospettive di crescita.
Dal canto, come i nostri consulenti EgoInternational
potranno confermarvi, non mancano le aree di destinazione nelle quali l’Italia
può fare molto meglio. Tra le zone più appetibili
figura la Cina: un mercato dove la quota delle imprese italiane è solamente
dello 0,9%, a fronte di incredibili potenzialità e di una
corsa già meglio effettuata dalla Germania (4,8%) e dalla Francia (1,2%)».
Per quanto infine concerne gli Stati Uniti, terza
destinazione più importante delle esportazioni italiane, la quota di mercato
tricolore è dell’1,8%, contro il 5,2% della Germania.
Insomma, margini di miglioramento notevoli, che sono congiunti a straordinarie
potenzialità da esprimere.
martedì 28 luglio 2015
Commenti sui Mercati e Opinioni degli esperti Ego International Group
Quali sarebbero le opinioni dei clienti che usano servizi export secondo gli esperti di Ego International? Uno spaccato dei trend finanziari e delle statistiche dell'internazzionalizzazione Italiana a seconda dei commenti degli operatori per ogni compartimento. Dati e commenti raccolti da Ego International Group.
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